Re: Ex France ad Alang
VIA LIBERA ALLO SMANTELLAMENTO DELLA BLUE LADY AD ALANG, NONOSTANTE L'AMIANTO
Demolizioni navali, in India l'Odissea dei poveri
Gli operai non si fermano: "Meglio morire per le sostanze tossiche che di fame"
Dopo un anno di controversie, la nave da crociera Blue Lady (ex France, ex Norway) verrà smantellata ad Alang, il più grande porto di demolizione indiano, sorto a partire dagli anni Ottanta nella regione del Gujarat, al confine con il Pakistan.
Secondo gli ambientalisti, la Blue Lady avrebbe a bordo 900 tonnellate di amianto e anche del materiale radioattivo, contenuto nei 5500 rilevatori di fumo sparsi per la nave.
La Corte Suprema di Nuova Delhi ha tuttavia autorizzato lo smantellamento, considerando che sullo scafo della Blue Lady c'è già una falla: quindi non è comunque possibile spostarla dalla baia di Alang. In ogni caso, i giudici obbligano il cantiere a seguire con rigore tutte le procedure di sicurezza necessarie per eliminare i materiali tossici presenti sulla nave.
Secondo Greenpeace però, ad Alang non ci sono strutture adeguate per poter fare fronte alle richieste della Corte. Effettivamente, l'industria dello shipbreaking è povera, il lavoro di smantellamento è portato avanti da migliaia di operai mal equipaggiati, che ogni giorno si arrampicano sulle navi spiaggiate lungo la costa sabbiosa.
Tuttavia, sono gli stessi operai ad alzare le spalle: "Più che per le sostanze tossiche, io rischio di morire di fame" ha detto lapidario alla stampa Rafiq Sheikh, uno dei lavoratori del cantiere. Tra l'altro, Alang non va molto bene: dall'inizio del 2007 sono arrivate nella baia solo 50 piccole navi, contro le 300 unità dell'anno prima.
Non ci sarà insomma un'altra Clemenceau, la nave da guerra francese che proprio nel 2006 doveva essere smantellata ad Alang, ma che la Corte Suprema di Nuova Delhi rispedì al mittente, a causa dell'alta concentrazione di materiali tossici contenuti nelle sue strutture.
In India, la Corte Suprema può dare o meno il suo assenso alla demolizione di una nave in base alla Convenzione di Basilea, trattato internazionale che in estrema sintesi serve a regolare il movimento di rifiuti tossici da un Paese all'altro, limitando in particolare il flusso di questi rifiuti dai Paesi emergenti a quelli in via di sviluppo.
La Blue Lady ha una storia travagliata. Inaugurata nel '60 con il nome di France, per Charles De Gaulle doveva rappresentare la grandezza della Francia nel dopoguerra. Con i suoi 316 metri, è stata per lungo tempo la nave passeggeri più lunga del mondo, superata solo nel 2005 dalla Queen Mary II, lunga 345 metri.
Dal '62 al '74 il France ha collegato Le Havre con New York, coprendo in cinque giorni la distanza tra il Vecchio Continente e l'America. Ma proprio in quell'epoca i grandi liner, per quanto lussuosi e veloci, segnavano il passo a vantaggio del trasporto aereo: cominciavano a diventare una pesante perdita economica per lo Stato, gestore della French Line, la compagnia del France. La crisi petrolifera aggravò ulteriormente la situazione: negli ultimi viaggi, gli assetati motori a turbina venivano fatti girare più lentamente, per risparmiare carburante. Alla fine lo Stato decise di ritirala dal mercato. La protesta dell'equipaggio fu clamorosa: per un mese il France rimase bloccato all'imbocco del porto di Le Havre, sotto l'attenzione di tutti i media.
Il transatlantico rimase abbandonato a se stesso fino al 1980, quando Lauritz Kloster, proprietario della Norwegian Cruise Line (Ncl) decise di acquistarlo. Kloster ribattezzò la nave Norway e ne portò la stazza a 70.000 tonnellate: con i successivi ampliamenti, fino al 1995 è stata la più grande cruiseship del mondo. Tutto bene fino al '99, quando il Norway ebbe un primo problema tecnico ai motori entrando nel porto di Barcellona. Il giorno fatale arriva però a Miami nel 2003: un esplosione in sala macchine uccide sette membri dell'equipaggio e ne ferisce altri 17. I costi per le riparazioni sono troppo alti: nel 2005 l'operatore malese Star Cruise, che nel frattempo è diventato proprietario di Ncl, ribattezza la Norway in Blue Lady, e dopo averla trasferita a Port Klang, la vende a una società di shipbreaking di Alang.
Alberto Quarati (da L'Avvisatore Marittimo)