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Le navi e l'ambiente.

Rodolfo

Super Moderatore
31 ottobre 2007
Wartsila ripulisce i vecchi motori (da IL SECOLO XIX)
Alberto Quarati

Wartsila, il più grande costruttore al mondo di motori navali quattro tempi, ha deciso di “pulire” tutti i suoi più vecchi propulsori ancora in attività: motori che hanno quindici, venti, quarant’anni di vita e che rischiano di venire messi fuori gioco dalle nuove norme internazionali sull’inquinamento. La società finlandese ha quindi escogitato un “pacchetto di retrofit” per mettere in regola i vecchi motori, in modo che gli armatori possano ridurre le emissioni delle loro unità più datate. Wartsila produce in otto diversi stabilimenti, sparsi in Europa: da ognuno di questi esce un propulsore di tipologia diversa. Lo stabilimento italiano è a Trieste, dove vengono costruiti motori per traghetti e navi da crociera. Quindi, Wartsila Italia fornirà il retrofit a questo tipo di navi: circa 1.500 unità in tutto il mondo.

Nell’incontro organizzato allo Yacht Club di Genova dal gruppo L’Automazione Navale, spetta a Guido Barbazza, vice presidente Wartsila Italia, il compito di illustrare il “pacchetto” agli armatori. In platea, oltre agli esperti del settore, ci sono rappresentanti per Carnival, Costa Crociere, Msc Crociere, Grandi Navi Veloci, Messina. C’è anche il ferry operator tunisino Cotunav.

«Quello che produciamo oggi è in linea con la normativa sull’ambiente, è logico - dice Barbazza - ma ci sono motori ancora in attività che sono vecchi di decenni, lontani dalle prestazioni attuali. Li abbiamo chiamati ‘Z’, e sono i prodotti che potranno essere modificati con il retrofit».

Un’operazione che fa bene all’ambiente, ma anche al business: in questo periodo il mercato dei noli va a gonfie vele, la richiesta di navi è molto alta. Avere la possibilità di allungare la loro vita, dove è possibile, diventa una necessità.

Barbazza, che da novembre sarà anche il responsabile di tutta la rete mondiale delle officine Wartsila, spiega: «Le emissioni che dobbiamo tagliare sono ossido di azoto e i fumi, in particolare quelli prodotti durante le manovre». Insomma, le tipiche fumate nere che si vedono uscire dalle ciminiere quando le navi sono in porto. Con il pacchetto Wartsila, queste verranno ridotte del 40%, mentre le emissioni di ossido di azoto potranno essere tagliate del 15%.

Con le debite proporzioni, il costo dell’operazione è per Barbazza abbastanza conveniente: tra i 10.000 e i 20.000 euro per cilindro; e tempi per l’aggiornamento sono molto brevi, circa una settimana di tempo. Tra l’altro pare che nel porto di Genova ci siano già due navi che sono state sottoposte alla cura. Sul nome dell’armatore però, le bocche sono cucite.

I mercati dove questi interventi vengono più richiesti? Alaska ed Europa del Nord, vale a dire le aree che in assoluto sono più soggette a limitazioni sulle emissioni inquinanti. Obbiettivo, preservare patrimoni naturali unici. Per quanto riguarda la legislazione internazionale, il testo di riferimento che regola i volumi di inquinamento prodotti dalle navi è la convenzione Marpol, entrata in vigore nel 2005 ed elaborata dall’Imo.
 
Re: Le navi e l'ambiente.

praticamente un catalizzatore!? a quando le targhe alterne!?...ops scusate i numeri IMO
 
Re: Le navi e l'ambiente.

Naturalmente, non sono solo le navi da crociera, come sosterrebbero i denigratori; anzi, basterebbe vedere come inquinano nel porto industriale certi catorci che arrivano dall'est europeo che possono vantarsi a pieno titolo della doppia "BLACK STAR":


Le emissioni inquinanti delle navi sarebbero responsabili di decine di migliaia di morti all'anno (da INFORMARE)

Nel 2002 avrebbero causato 60mila decessi. Per il 2012 è previsto un aumento del 40%

Secondo uno studio pubblicato dal giornale “Environmental Science & Technology” dell'American Chemical Society, un'organizzazione indipendente costituita dal professionisti del settore della chimica, nel 2002 le emissioni inquinanti delle navi avrebbero causato la morte di 60mila persone, una cifra destinata a crescere del 40% nel 2012.

Lo studio, dal titolo “Mortality from ship emissions: a global assessment”, è stato elaborato da un team di ricercatori statunitensi e tedeschi guidato da James Corbett dell'Università del Delaware e da James Winebrake del Rochester Institute of Tecnology ed è incentrato in particolare sull'impatto negativo delle concentrazioni di particolato sulla salute umana. Secondo gli autori, le emissioni delle navi sarebbero responsabili di circa 60mila decessi causati da problemi cardiopolmonari e da cancro ai polmoni.

L'Environmental Science & Technology ha riportato una dichiarazione di Janusz Cofala del centro di ricerca International Institute for Applied Systems Analysis, secondo cui lo studio «è piuttosto interessante e, nonostante alcuni dubbi sulle stime relative alle emissioni e su altre informazioni utilizzate nell'analisi, manda un segnale politico importante». Cofala, che è uno dei responsabili di una ricerca sugli effetti delle emissioni di solfato nel Mare del Nord svolta per conto della Commissione Europea, ha detto che, pur utilizzando basi di dati e modelli differenti, «le nostre risultanze sembrano essere compatibili» con quelle dello studio “Mortality from ship emissions: a global assessment”.

Tra i soggetti che hanno commissionato lo studio figurano le associazioni ambientaliste Clean Air Task Force e Friends of the Earth International che prendono parte alle discussioni sulle emissioni delle navi che si svolgono in seno all'International Maritime Organization (IMO).
 
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